Giovedi. Parole - Il Gatto del Tango Lombardo




(2015)

…April fool…strano per me che per altri che non mi conoscono tanto bene sembra stranissimo che.... a me piace ballare. Una frega. Non tanto quelli che mi conoscono da tempo - l’ho sempre fatto almeno finche non mi sono scazzato un piede - pero... e un po come... quando altre persone largamente presumevano che ero omosessuale - anche per strada. Certe cose non proprio comiche e non comunicando... risultano prede di altre interpretazioni.


Piu comprensibile invece e la presunzione che sarei imbranato - e sono, del tutto. Non nei movimenti o nel controllo del corpo, l’espressione fisica. Anzi. Ma ballare con qualcun altro in modo formale, non classico, e del tutto diverso, (ancore di piu per l’hombre.) Implica imporsi in qualche modo ad un altro, essere presente, farti sentire e sentire l’altro in contesto - 'To lead' - condurre. Non ho mai 'lead'-ato nessuno tranne un paio di cani e anche li non mi piaceva farlo. Fu solo per il loro bene. (Non portavo i cani sui guinzagli. Lo trovo una specie di insulto sia al cane che per se stesso. Cosi devono imparare a mantenersi sotto comando finche non arrivano ai campi o nei boschi. Poi ‘Go!’ e via, corrono su e giu a fare cazzi loro nei loro mondo pieno d’odori e suoni mentre io cammino al passo di una specie con 2 gambe solo, e teste piene di astrazioni. Comunque.)


Prima lezione di tango. Non aiutava probabilmente avere come contraparte una donna tosta del sud, piu alto di me e con le spalle quasi altrettanto larghe delle mie e che gia imparava da 5 mesi. Mi faceva sentire un po’ come una pasta gommosa che lei tirava cercando di farmi arrivare alla... misura, giusta. Alla fine ero diventato uno spaghetto alla chitarra. Perche c’era, lei, e seguiva, effettuava, i passi mentre come al solito io no, non c’ero. Non ci sono quasi mai, almeno in modo normale. ( Ero gia nei campi a notare... i sapori.) Rischiavo di diventare una linguine ma ho lasciato la lezione prima della fine. (Ero venuto in bici e voleva preparare la cena. Stagione dei granchi soffici, impana e friggi, salsina di ananas frullato con soia e sake, riduci.)

Non ci sarei neanche entrato nella palazzina dove svolgeva la lezione di tango tranne per un gatto. Si, un gatto. Era per strada: bianco e rosso-arancio. Tigrato. Era difensiva ma due 'tsh-tsh,' qualche parola nel tono giusto e ha assunta quella postura-lingua come per dire, ‘a, cool, allora seguimi’. E entrato nel cortile del posto, avanti una ventina di metri. Il gatto del tango lombardo. Qualche avvicinamento prima di piopparsi sulla schiena in attesa di una grattatina sulla pancia. Per me era una specie di... storia, con caratteri - una narrativa con un 'gatto' e un 'me'. Per lui o lei… probabilmente meno, o forse non affatto. Il luogo invece, lo spazio percepito e rappresentato, sarebbe stato simile nel gatto e nel me. Forse c’era anche uno spazio in comune. Ma non la storia. Le narrative appartengano alla nostra specie, largamente, e forse del tutto.


Il problema e che non esistano, le storie. Vengono composte e quelle composizioni dipendano molto su dov’e il compositore, l’ascoltatore, il lettore, il ballatore... nel momento di esprimerle a se stesso. E quel dove implica una frega di parallellismi… perche funzionano piu tramite inibizioni che espressioni. Bisogna ridurre la salsa, i momenti, le percezioni finche non entrano nella narrativa, quella del presente, e perfino nelle espressioni - che sono tantissimi - sotto, da dove le motivazioni delle storie emergano.

Il tango e un ballo formale particolare perche contiene, si, ma lascia piu spazio per la formazione dei momenti. Non e in disaccordo, per dire, che ti pioppi su un tappeto per una grattatina sulla pancia. Non c’e molto di guinzaglio. E un ‘go’. Ma non alla prima lezione cosi piena di parole, nel senso 'top-down', finche rischio di... diventare una tagliatelle.




Bailarina: Karina Ontiveros Coreografía: Ángela Gattás

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